A Bucarest una Serata Italiana dedicata a Casanova e alla sua Venezia

Lo scorso 18 marzo, presso la libreria Humanitas Kretzulescu di Bucarest, si è tenuto il 39° appuntamento delle Serate Italiane. A partire dal volume Storia della mia vita di Giacomo Casanova – tradotto da Radu Albala e ripubblicato recentemente dalla casa editrice Nemira – il dibattitoha portato all’attenzione del pubblico sia la vita del leggendario Casanova, sia il fascino del personaggio collettivo, cioè la città di Venezia.
All’inizio della serata è stata proposta la visione di un film d’arte realizzato da uno degli invitati, Marius Constantinescu, noto produttore televisivo, traduttore e giornalista. Il film intitolato Gustav was here (allusione al protagonista del racconto Morte a Venezia di Thomas Mann) presentava una Venezia monocromatica, spopolata, senza turisti, proprio per richiamare all’introspezione, a un’interpretazione personale, priva di stereotipi, a una «Venezia come stato d’animo», come ha descritto il film il produttore stesso.
L’intervento di Smaranda Bratu Elian, nota italianista e traduttrice, si è soffermato dapprima sulla specificità della memorialistica di Giacomo Casanova per la Venezia del Settecento, una memorialistica in cui gli eventi sono descritti in dettaglio, senza gerarchie. Poi Elian ha parlato di Giacomo Casanova, l’avventuriero e il veneziano ideale del Settecento. Scrittore, poeta, alchimista, abate, filosofo, violinista, diplomatico e agente segreto italiano, Casanova ha visitato l’intero continente europeo, ha conosciuto e ha affascinato grandi personalità dell’epoca come Voltaire, J.J. Rousseau, Federico il Grande di Prussia, Caterina la Grande di Russia ecc. Nonostante ciò, nella memoria collettiva, Casanova è rimasto come un seduttore, un Don Giovanni raffinato, che sapeva sedurre e amare la donna con tenerezza.

Casanova incarna una civiltà decadente, quella della Venezia del Settecento: ne ha parlato il terzo invitato della serata, Ovidiu Cristea, direttore dell’Istituto di Storia «Nicolae Iorga» di Bucarest e specialista di storia veneziana. Su questo argomento la storiografia si è prodigata sin dal Medioevo, e da diverse prospettive: quella della storia politica e militare, della stampa del Cinquecento e del Seicento, della cultura e dell’arte, ma anche dello spionaggio. Nondimeno, dopo quasi mille anni di storia in cui Venezia si è estesa e ha conosciuto la gloria politica e culturale di una grande potenza, il Settecento l’ha portata al decadimento economico e politico, alla corruzione e a una grave mancanza di ideali e di responsabilità.
Un altro tema che non poteva essere evitato nel dibattito è stata la maschera veneziana. Come ha raccontato Marius Constantinescu, nel Settecento la maschera veneziana, usata di solito durante il Carnevale, diventa un accessorio quotidiano e generalizzato. Benché fatta per nascondere il viso di colui che la usa, nel Settecento la maschera indica lo status sociale di chi la indossa e impone una gerarchia. Tra le maschere più note ci sono la bauta (la maschera degli aristocratici, di colore bianco, completata da un mantello e un tricorno) e la moreta (una maschera piccola, nera, usata dalle donne).
Tuttavia, il declino del Settecento, che avrebbe portato nel 1797 alla caduta della Repubblica Veneziana, incapace di resistere alle truppe di Napoleone, è compensato da uno straordinario sviluppo culturale, del quale ha parlato Smaranda Bratu Elian, presentando, con immagini e frammenti filmati, la pittura, la musica, il teatro, i caffè, i casinò e il turismo culturale della Venezia del Settecento, la capitale del piacere di un’Europa in cui fioriva l’Illuminismo
.  


Patricia Voicu
(n. 4, aprile 2016, anno VI)