«La grazia è innata, la forza la conquisti. Insieme, ti esprimono». Ecco la danza di Şoimiţa Lupu

Şoimiţa Lupu è un nome importante del balletto internazionale, tra i pochi artisti romeni che hanno ottenuto un vero trionfo all'estero. Applaudita dall'età di 18 anni, ha avuto una carriera di successo in Romania, dove è stato prima ballerina al Teatro dell'Opera Nazionale di Bucarest, mentre nel 1989, insieme a Ştefan Iordache, è stata protagonista del film Novembre l’ultimo ballo, dove ha interpretato brillantemente il ruolo di Daria.
Emigrata nel 1990 in Italia, si è subito affermata come prima ballerina al Teatro Massimo di Palermo, con successive tournée sui più importanti palcoscenici europei, dall’Arena di Verona, al Teatro La Fenice di Venezia, Bellini di Catania, Sferisterio di Macerata, Teatro Nuovo di Torino, Staatstheater Mainz, Opera Nazionale di Bucarest, Opera Nazionale di Timisoara. Ha interpretato i grandi ruoli del balletto classico e neoclassico, Sinfonia Fantastica, Tristano e Isotta, Il lago dei cigni, Romeo e Giulietta, La Bella Addormentata, Coppelia, Aida.

Premiata nel 2008 dalla città di Palermo con un Diploma di Eccellenza alla carriera, Şoimiţa Lupu è una vera ambasciatrice culturale della Romania, felice esempio di artista totalmente realizzato. Deve il suo successo al suo eccezionale talento, impegno, dedizione, volontà di ferro e disciplina. Queste qualità hanno fatto di Şoimiţa Lupu una vera stella nel panorama del balletto internazionale, oltre che una presenza incantevole, passionale e di raffinata grazia. Quando balla, la sua splendida silhouette ha un’inconsistenza immateriale. L'inesprimibile trova le forme di espressione nelle sue interpretazioni, diventa una creatura dell'aria. Şoimiţa ha convertito l’inesprimibile in registri di movimenti del corpo che si sostituiscono in modo camaleontico ai suoi molti ruoli, passando dalla soavità ad uno spettacolare spiegamento di forza. Come in un processo alchemico, la danzatrice si trasforma in fiamme o in vapore oppure in una raffica di vento. Danzando, raggiunge valori massimi di tensione verticale. Oltre al fascino, la sua danza provoca anche paura, quasi possa farsi male nella moltitudine dei movimenti. Nella danza il suo corpo è come liberato dal peso e le sue espressioni ci parlano di eroi leggendari, senza paura. I suoi movimenti ruotano e si iscrivono in un'altra dinamica, in disposizioni spaziali di una mobilità e una libertà introvabili. La gioia del trionfo arriva alla fine di ogni spettacolo. In una carriera esemplare.
Şoimiţa ha interpretato brillantemente i suoi molti ruoli di ingenua, diva, walkiria. La sua è una carriera completamente compiuta. E ora dialoghiamo con lei


Şoimiţa, quale ruolo ti si addice meglio?

  
È una domanda alla quale dovrei rispondere senza pensare, e invece ne ho bisogno.... Forse Odette / Odile del Lago dei cigni, ma più vicino al mio modo di sentire è Giselle, il ruolo che segna il mio inizio come ballerina professionista.

Hai seguito con grazia le orme di tuo padre Claudiu Lupu, primo ballerino al Teatro dell'Opera di Timişoara. Come è stata la tua infanzia vissuta nel miracolo della danza?

La mia infanzia è stata una preparazione continua, un «allenamento» a ciò che sarebbe diventata la mia vita. Da bambina ho imparato a resistere alla distanza dalla mia famiglia, ho imparato a combattere, cadere e rialzarmi. Mi ricordo le vacanze trascorse insieme a mio padre nella sala da ballo… Lui, esigente maestro, ha cercato di tenermi con «i piedi per terra» e l’anima libera di sognare. La mia infanzia ... Mia madre su un binario, bella, triste, con le lacrime agli occhi, cercando di non mostrare il dolore della separazione, mentre io la stavo a guardare dal finestrino del treno, desiderosa di partire per poter piangere senza farmi vedere. La mia infanzia, un lungo periodo lontano dal mio fratellino. Il miracolo della danza? Solo molto tempo dopo, quando la danza è diventata la mia passione, il mio rifugio.

Il debutto con Giselle ti ha portato ad essere prima ballerina al Teatro dell'Opera Nazionale di Bucarest. Eri molto giovane, è stato difficile ottenere questo titolo?

Il debutto in Giselle è uno dei ricordi più intensi della mia carriera per quello che ho provato quando ho fatto il primo passo sul palco. Era come se tutto lo spettacolo si fosse compresso, si stesse svolgendo in quel momento. Per la prima volta. Era come se avessi fatto tutto per la prima volta, come se nessun gesto, nessuno sguardo, nessun movimento fosse mai stato ripetuto. Era qualcosa di molto forte, era reale, non uno spettacolo molto preparato prima del debutto. Per me è stato uno spettacolo della vita.

Ti doni alla danza con una frenesia equivalente all’abbandono: quanto appartieni a te stessa quando balli? Senti ancora il peso del tuo corpo materiale?

Probabilmente quando riesco ad abbandonarmi nella gioia e nella libertà del movimento, appartengo di meno a me e molto di più al personaggio che interpreto. Questa deve comunque essere l'impressione che trasmetto al pubblico. Dietro questo abbandono c’è molto studio, controllo, lavoro duro e maturità.

In alcuni ruoli sembri una creatura dell'aria per poi passare dall’inconsistenza del vapore alla forza di una raffica di vento. Non è poca cosa incarnare grazia e forza allo stesso tempo.

La grazia è una qualità innata, si può chiamare talento, movimento estetico, eleganza. La forza invece viene acquisita in anni di studio con esercizi fisici molto duri, quando l’attività del corpo è governata da intenzionalità e ogni movimento è controllato. La forza aiuta a mostrare e a trasmettere la grazia innata. In conclusione, queste due qualità essenziali non possono esistere una senza l'altra, costruiscono insieme un artista della danza.

Il ruolo di Daria nel film Novembre, l’ultimo ballo l’hai interpretato magnificamente, la tua naturalezza e la tua ingenuità erano predestinate a questo ruolo?

Mi sarebbe piaciuto arricchire il mio bagaglio artistico con l’arte cinematografica, ma ho lasciato la Romania subito dopo il film.

Che cosa è la danza per te: poesia o musica?

La danza è un'arte così complessa che unisce non solo la poesia, la musica, il movimento, ma anche la pittura, il teatro, la regia. Non mi sono mai annoiata nel mio lavoro perché avevo sempre qualcosa di nuovo da imparare per migliorare me stessa, è un lavoro creativo. Il balletto è una continua trasformazione, una piena corrispondenza tra spirito, mente e corpo, un’evoluzione. Ogni volta che ho un nuovo ruolo, ho un ricordo dei movimenti del corpo, un'intuizione, ma in questo ho ancora molto da sviluppare.

Quante presenze hai avuto sui palcoscenici della Romania dopo la tua partenza?

Dal punto di vista artistico sono tornata in Romania dopo un lungo periodo. Ho ballato al Teatro dell'Opera Nazionale di Bucarest dopo un'assenza di vent’anni. È stato un emozionante viaggio nel tempo. Nel 2011 ho ballato Giselle all'Opera Nazionale di Timişoara, nella mia città natale. Su questo palco sono salita per la prima volta nella mia carriera e mi ha fatto piacere condividere con il pubblico di Timişoara una parte di me. La collaborazione con altre compagnie di balletto, in altri teatri, è semplicemente la splendida opportunità che offre questa professione per scoprire se stessi e presentarsi dinanzi a un pubblico diverso e sempre più numeroso.

Come è la tua vita con un grande ballerino quale Ştefan Bănică?

Ştefan è un artista e una persona creativa, mi sorprende sempre. Chi sta accanto a lui viene contaminato dall’arte. È un esempio di vita e molto di più.

Cosa ci sarà nella tua carriera, dopo essere stata prima ballerina?

Dopo questa carriera inaspettatamente lunga come ballerina sarò contenta di trasmettere alle generazioni di giovani ballerini tutto quello che ho vissuto, sentito, imparato e considerato prezioso nella mia carriera.

Abbiamo in Italia un altro grande ballerino romeno, Gheorghe Iancu. Lo conosci? Avete lavorato insieme?

Con Gheorghe Iancu ho sempre voluto lavorare. Ho grande ammirazione e rispetto per ciò che è stato ed è l'artista e l'uomo Gheorghe Iancu. Ogni volta che lavoro con lui, so che mi aspetta un confronto e non sarà facile. È un coreografo esigente, profondo, che non accetta compromessi. È un coreografo che riesce a lasciarmi ogni volta qualcosa di nuovo, qualcosa d’interessante, qualcosa che si aggiunge in maniera inaspettata a quello che potrei essere come interprete. Recentemente abbiamo iniziato a lavorare insieme ad una nuova creazione nella coreografia di Gheorghe Iancu e la musica di Maurizio Bignone. Presto avremo un’anteprima di questo spettacolo che s’intitola Requiem.












Foto di Rosellina Garbo



Intervista realizzata da Claudia Mandi
A cura e traduzione di Afrodita Cionchin
(n. 7-8, luglio-agosto 2015, anno V)