«Sulla bellezza dimenticata della vita». Andrei Pleşu e la saggezza del quotidiano

Nato il 23 agosto 1948 a Bucarest, Andrei Gabriel Pleşu è una delle personalità di spicco della cultura romena contemporanea. Scrittore, saggista, storico dell’arte, fondatore e direttore di riviste culturali, è stato anche ministro della Cultura subito dopo la rivoluzione (dal 28 dicembre 1989 al 16 ottobre 1991) e ministro degli Affari Esteri (dal 29 dicembre 1997 al 22 dicembre 1999). Un itinerario di prim'ordine ne caratterizza il profilo culturale, segnato da importanti incontri e prestigiosi incarichi.
  


Quei seminari in montagna, insieme a Noica

Laureato in Storia e teoria dell’arte, dottore di ricerca in Storia dell’arte (Università di Bucarest), ricercatore presso l’Istituto per la Storia dell’arte, Andrei Pleşu partecipa insieme a Gabriel Liiceanu ai seminari privati tenuti a Păltiniş da Constantin Noica – figura di primo piano del paesaggio filosofico romeno del Novecento, dissidente e indiscusso maestro di una generazione di intellettuali. I volumi, gli studi e le cronache pubblicate da Pleşu sulla stampa dell’epoca, ascrivibili dapprima all’ambito della storia e della teoria dell’arte, si aprono successivamente ad altre tematiche come la morale e l’antropologia culturale, proponendo questo autore, per l’acuità della riflessione e l’eleganza dello stile, come uno dei più affascinanti saggisti romeni.
Non controllabile e anzi sospetto per le autorità comuniste, viene accusato di aver partecipato a sedute di «meditazione trascendentale» – pretesto spesso addotto dal regime per avversare e ridurre al silenzio gli intellettuali non allineati – e successivamente allontanato a Tescani (oltre 300 km da Bucarest), dove tra l’altro gli viene tolto il diritto di pubblicazione.
Dopo il crollo del regime comunista, nel 1993 Pleşu fonda la rivista culturale «Dilema» – attualmente ridenominata «Dilema veche», di cui è tuttora direttore – e l’Istituto di Studi Avanzati «New Europe College» (1994), ricoprendo pure diversi incarichi pubblichi. Negli anni 1991-1997 è professore universitario di Filosofia delle religioni presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Bucarest.
Nella sua qualità di scrittore, Andrei Pleşu registra in Romania un grande successo di critica e di pubblico, specie con i volumi Minima moralia (1988, identico titolo della celeberrima opera di T.W. Adorno), Jurnalul de la Tescani / Il diario di Tescani (1993) e Despre îngeri / Sugli angeli (2003). Il contrasto formale tra una problematica impegnativa (morale, teologica, esistenziale) e un approccio lineare e diretto, spesso ludico e ironico, caratterizza in modo qualificante il suo stile.
Andrei Pleşu ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti: Commandeur des Arts et des Lettres, Parigi, Francia (1990); Premio dell’Accademia delle Scienze di Berlino, Germania (1996); Membro del World Academy of Art and Science (1997); Membro dell’Académie Internationale de Philosophie de l'Art, Ginevra, Svizzera (1999); Ordre national de la Légion d'Honneur della Francia (1999: a marzo, nel grado di Commandeur e, a dicembre, nel grado di Grand Officier). Oltre ai già menzionati incarichi pubblici in Romania, Pleşu è stato anche membro del Consiglio Nazionale per la Ricerca degli Archivi della polizia politica «Securitate» (2000-2004) e consigliere presidenziale per le Relazioni internazionali (2004-2005).
Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue (francese, tedesco, inglese, svedese, ungherese, slovacco), ma non ancora in italiano.


Saggezza del vivere quotidiano: «Sulla bellezza dimenticata della vita»

Nel 2011, Pleşu raccoglie i saggi da lui pubblicati negli ultimi anni sulla rivista «Dilema veche» e sul quotidiano «Adevărul», e ne fa un libro, intitolato «Sulla bellezza dimenticata della vita» (Humanitas), che rappresenta compiutamente lo stile del «saggista più raffinato della cultura romena contemporanea» – così la critica –, un inconfondibile mix di acume, raffinatezza, ironia e umorismo. Il volume accosta con sguardo profondo e acuta analisi il «qui ed ora» del nostro vivere quotidiano, sviluppando una sapiente linea di risposta alla stringente domanda: «Cosa facciamo della nostra vita?». Il tono assolutamente personale dello scrittore-filosofo rappresenta una vera provocazione intellettuale, una sfida aperta alle «nostre perplessità quotidiane» in vista di una matura apertura verso «le cose davvero importanti», in sintonia con «l’ordine sottile del mondo».
Per illustrare le tematiche portanti e lo stile inconfondibile di Andrei Pleşu, proponiamo e presentiamo alcuni «brani-campione» di questo libro, in coerenza con il fatto che la tendenza più diffusa di interpretare questo autore è la citazione. Molte sue formulazioni, infatti, appaiono magistralmente costruite sul piano espressivo – da fervido sostenitore della causa delle parole e del loro pertinente uso quale Pleşu è. A definire un individuo, secondo il nostro autore, sono proprio la sintassi e la forza delle espressioni. In tal senso, ad esempio, un capitolo del volume è dedicato all’abuso della lingua in ambito mediatico: c’era un tempo, sostiene Pleşu, in cui si sapeva fare un elegante uso della lingua; ebbene, quel tempo è andato perduto, è divenuto il tempo di una bellezza smarrita (tra molte altre).
Nella Nota di edizione, Andrei Pleşu svela l’esistenza di un legame – non necessariamente programmato – tra i testi raccolti in questa pubblicazione: «Sono tentativi di uscire dal vortice dell’“attualità”, o di prendere i temi “attuali” come punto di partenza verso orizzonti aperti, oltre il transitorio e il congetturale. Si tratta, in fondo, di alcuni rapidi pensieri su argomenti essenziali, sui quali, nell’“attimo fuggente” della vita quotidiana, non riusciamo più a riflettere. Non esposizioni sistematiche e pretenziose, ma provocazioni di momento, suggerimenti di percorso. Questo secolo non ci lascia più il tempo né di leggere trattati, né di scriverli. Ma la nota folgorante, la riflessione frugale, l’abbozzo ci sono ancora possibili e utili».
La premessa al volume, suggestivamente intitolata Inattualità (sulla scia di Nietzsche), riprende l’idea sopra segnalata, approfondendola: «Quando, obbligato dai medici, faccio la mia passeggiata (quasi) quotidiana e capita che ci sia bel tempo, incontro sempre un cane randagio che giace disteso su un fianco, approfittando del tepore del sole. È così immobile, estatico, impassibile, che sembra morto. Ciò che vedo è una lezione di distensione rituale, un salto, quasi mistico, fuori dal vortice che ci avvolge. Al confronto, tutti i passanti sembrano una folla di agitati. Questa volta sono loro, gli uomini, i “randagi”, gli esseri senza padrone e senza senso, mentre il cane addormentato al sole ha la “stabilità” di un monaco Zen. Vorrei avere il coraggio, la libertà interiore, l’intelligenza di stendermi accanto a lui e di sottrarmi così alle circostanze correnti, ai tempi, all’asfissia del mondo. Ma ho perso, insieme a tutti i miei simili, l’istinto della “rottura di livello”, dell’uscire dal tempo. Sono ininterrottamente “in rete”, collegato, ripreso, “impegnato”, dipendente dalla droga delle emergenze…».

«Ci siamo abbruttiti, ci siamo estraniati» 

Nel capitolo Sulle cose veramente importanti, Andrei Pleşu scrive sull’autenticità, su ciò che non si può ottenere con i soldi, sull’incattivimento, ma anche sugli amori felici, aggiungendo alcune note sulla dignità. Qui troviamo anche il saggio che dà il titolo al libro, dove l’autore descrive, indignato, l’alienazione che ci troviamo a vivere quotidianamente: «Siamo sopraffati da problemi secondari. Abbiamo preoccupazioni di seconda mano, abbiamo dirigenti di seconda mano, viviamo sotto la pressione molteplice della necessità. Ci vengono offerti testi mediocri, show di cattivo gusto, condizioni di vita umilianti. Siamo arrivati a non avere più sensi, idee, immaginazione. Ci siamo abbruttiti, del tutto estraniati alla semplicità polifonica del mondo, alla passione della vita piena. Non abbiamo più la forza di ammirare e di lodare con genuina devozione lo splendore della Creazione, l’aria, i mari, la terra e gli uomini. Siamo tormentati e cupi. A malapena ci sopportiamo ancora». Ci sono soluzioni per uscire da questo circolo vizioso? «Sì, a condizione che ci si renda conto della gravità del pericolo. A condizione che si impongano all’attenzione quotidiana altre priorità e altri orizzonti».

Sulla dignità e i principi

Nel capitolo Perplessità e indisposizioni quotidiane, Pleşu tratta dei principi e della dignità, del mangiare sano, della transizione e degli avatar del lusso, dell’ira e dell’odio come modi di vivere, della paura, del rumore, dell’inflazione politica e della cattiva intonazione della libertà, come pure dei «piaceri colpevoli». L’autore tratteggia il ritratto sarcastico di alcune specie di mascalzoni e tratta con umorismo il capitalismo romeno nonché, con amarezza, l’io trasformato in ossessione, il massacro della lingua romena e la globalizzazione delle manele, musica ripetitiva di bassa lega oggi molto diffusa in Romania particolarmente nelle zone rurali e nei sobborghi urbani, considerata una forma di sottocultura.
Lo scrittore-filosofo non dimentica però di farci vedere anche la parte piena del bicchiere: «Ci sono ancora boschi che non hanno affatto un’aria moribonda, laghi traslucidi, villaggi (austriaci) modernizzati e tuttavia patriarcali, famiglie tradizionali e solide, camerieri gentili, signori e signore, politici intelligenti senza essere furbi, uomini d’affari onesti, ma prosperi, testi ben scritti, vini paradisiaci, trote, la millefoglie, cipressi e stelle». Inoltre «ci sono sere e mattini, gente che va in chiesa senza devozione ostentata e senza negoziare con Dio, ci sono i Colli della Toscana e Coasta Boacii*, donne belle e intelligenti, libri, pura solidarietà, chiacchiere amichevoli, coincidenze rigorose, sapori malinconici, tigri bianche» (da Breve accesso all’ottimismo). 

Divagazioni sull’arte di leggere

Nel sesto capitolo, Andrei Pleşu si occupa della bellezza dimenticata della lettura fatta «in un certo modo». «Non devi vergognarti di non aver letto “tutto” ciò che dev’essere letto. La biografia di ciascun lettore segue un grafico unico, irripetibile, consanguineo con la sua evoluzione interiore, con le proprie necessità e domande, con ritmi, limiti, ritardi e anticipazioni specifici». Egli sostiene, tra l’altro, che le nostre letture sono incontri non solo con testi importanti in sé, ma anche con lo spirito di chi ce li ha raccomandati. Elegante omaggio ai propri consiglieri di lettura incontrati nel tempo: familiari, professori, amici.
Quando Émile Faguet, caro a Pleşu, intitolava un suo volume L’arte di leggere, era consapevole di quanto fosse importante fare una passeggiata nel giardino letterario (o nella foresta amazzonica?) con arte, grazia, buon fiuto. Esiste infatti un’arte della degustazione di ogni genere di cose nella vita, compresa quella della «raffinazione» del sé attraverso la lettura. La riflessione si conclude, nello stile sottile di Pleşu, con una didascalia di gustosa efficacia: «Il primo consiglio che darei al lettore giovane: è bene chiedere ‘liste di libri importanti’ e leggerli – ma non si devono tralasciare gli incontri fortuiti, il commercio con quello che ti capita in mano, all’improvviso, la lettura ‘proposta’ dal caso e, a volte, portatrice di fortuna. In altre parole, è utile leggere ‘in modo organizzato’, ma non ci si può negare la freschezza della scelta libera, dettata non dalla sistematizzazione della biblioteca, ma dal suo imprevisto».

«Cosa facciamo della nostra vita»


Il saggio Cosa facciamo della nostra vita propone alcune «massime morali» utili a delineare un percorso esistenziale. Ne enucleiamo i cardini:
A. Nessun compito assolto senza il corollario della gioia. Il senso della vita non lo si deve percepire come un peso.
B. Nessuna sofferenza senza il correlativo esercizio della pazienza. La pazienza è un modo efficace per cercare il senso, per attenderlo.
C. Nessuna gioia senza l’intuizione estatica del vuoto sovra luminoso che vi si trova dietro.
D. La zavorra di una vita non può dissolvere il suo senso e non deve essere disprezzata. Essa si lascia incorporare, come basamento, nella costruzione finale.
In linea generale, scavando a fondo nelle abitudini quotidiane, costellate di luci e ombre, il libro tratteggia un quadro d’insieme della società in cui viviamo, segnalando le influenze che essa ha o può avere su di noi, specie sui nostri tratti connaturali o acquisiti. Si tratta di un tentativo ben riuscito di fare ordine, di strutturare molte situazioni con cui ci si confronta quotidianamente, molte idee che ci passano per la testa o che sentiamo circolare in diverse situazioni e contesti. Questo volume diventa così un prezioso inventario di abitudini (bellezze) in via di estinzione, legate tutte all’arte di vivere e allo spirito. I nostri eccessi quotidiani sono diagnosticati con signorile bonomia, che sa sottilmente suscitare anche disagio e quasi vergogna per le banalità e omologazioni che abbiamo fatto nostre. Leggendolo, è probabile che si riesca a rinunciare ad alcune di esse.

Afrodita Carmen Cionchin
(n. 4, aprile 2013, anno III)


* È un colle vicino a Sibiu, in Transilvania, particolarmente legato alle origini del grande filosofo romeno Emil Cioran, nato in quella zona, che al riguardo ebbe a scrivere: «A quoi bon avoir quitte Coasta Boacii?».

BIBLIOGRAFIA delle opere di Andrei Pleşu

Călătorie în lumea formelor (eseuri de istorie şi teorie a artei), Meridiane, Bucureşti 1974 – Viaggio nel mondo delle forme (saggi di storia e teoria dell’arte);
Pitoresc şi melancolie. O analiză a sentimentului naturii in cultura europeană, Univers, Bucureşti 1980 – Pittoresco e malinconia. Un’analisi del sentimento della natura nella cultura europea;
Francesco Guardi
, Meridiane, Bucureşti 1981;
Ochiul şi lucrurile (eseuri), Meridiane, Bucureşti 1986 – L’occhio e le cose (saggi);
Minima moralia (elemente pentru o etică a intervalului), Cartea românească, Bucureşti 1988, reeditări ulterioare (Humanitas, Bucureşti) – Minima moralia (elementi per un’etica dell’intervallo);
Dialoguri de seară, Harisma, Bucureşti 1991 – Dialoghi serali;
Jurnalul de la Tescani
, Humanitas, Bucureşti 1993 – Il diario di Tescani;
Limba păsărilor, Humanitas, Bucureşti 1994 – Il linguaggio degli uccelli;
Chipuri şi măşti ale tranziţiei, Humanitas, Bucureşti 1996 – Volti e maschere della transizione;
Transformări, inerţii, dezordini. 22 de luni după 22 decembrie 1989
(coautori Petre Roman, Elena Ştefoi), Polirom, Iaşi 2002 – Cambiamenti, inerzie, disordini. 22 mesi dopo il 22 dicembre 1989;
Despre îngeri, Humanitas, Bucureşti 2003 – Sugli angeli;
Obscenitatea publică
, Humanitas, Bucureşti 2004 – L’oscenità pubblica;
Comédii la porţile Orientului
, Humanitas, Bucureşti 2005 – Commedie alle porte dell’Oriente;
Toleranţa şi intolerabilul. Criza unui concept (în colaborare), Revista „Cuvântul” şi LiterNet, e-book, 2005 – La tolleranza e l’intollerabile;
La crisi di un concetto
;
Despre bucurie în Est şi în Vest şi alte eseuri, Humanitas, Bucureşti 2006 – Sulla gioia a Est e a Ovest e altri saggi;
Sensuri metafizice ale crucii (în colaborare), Humanitas, Bucureşti 2007 – Significati metafisici della croce (in collaborazione);
Note, stări, zile (1968-2009), Editura Humanitas, Bucureşti 2010 – Note, stati, giorni;
Despre frumuseţea uitată a vieţii, Humanitas, Bucureşti 2011 – Sulla bellezza dimenticata della vita;
Parabolele lui Isus, Humanitas, Bucureşti 2012 – Le parabole di Gesù;
Faţă către faţă. Întâlniri şi portrete Humanitas, Bucureşti 2012 – Faccia a faccia. Incontri e ritratti.