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 |  | «Identificazione di una donna». Omaggio a Michelangelo Antonioni
 
  Si è da poco concluso il centenario della nascita  di  Michelangelo Antonioni (Ferrara 1912-Roma 2007), uno dei grandi maestri del  cinema italiano e mondiale. Per rendere omaggio alla sua memoria,  pubblichiamo un’analisi della pellicola Identificazione  di una donna (1982), da considerarsi, col senno di poi, la più  autobiografica di tutte le sue opere. 
 Identificazione di una donna è un’opera polisensa: ha cioè significati multipli e va quindi decifrata a  diversi livelli. Il filosofo sceglierà d’indagare le cause e la scaturigine della  incapacità dei personaggi di accettare la normalità come base di un rapporto  amoroso soddisfacente. «È quando due esseri hanno un rapporto normale che  cominciano i guai» – dice Niccolò, il protagonista, ad Ida nel film. 
      Il critico impegnato insisterà sugli  elementi sociali, strutturali presenti nel film: gli ‘emigranti di lusso’, dei  Parioli che costituiscono ‘il cemento della corruzione’ sociale italiana. Si  potrebbe fare anche una lettura psicologica della incomunicabilità del  personaggi e vedere inoltre il film come una dichiarazione di ars poetica. Diversi  e molteplici sono dunque i possibili livelli di lettura di Identificazione di una donna. La chiave da usare per aprire tutto  il ventaglio di significati presenti nel film è, in questo scritto, l’indagine  della natura del cinema come arte.
 
 L’ontologia filmica in Antonioni
 
 Esiste tra Identificazione di una donna e la produzione filmica precedente di  Antonioni un legame strettissimo. Direi, anzi, che questa pellicola è una  sintesi della tematica diventata sinonimo del termine `antonioniano`:  incomunicabilità tra gli esseri umani, alienazione, scepsi epistemologica, e  così via. Basta dare una scorsa ai titoli, tralasciando i documentari, ed ai contenuti  presenti nelle opere del regista ferrarese per rendersene conto: Cronaca di un amore (1950),  I Vinti (1952), Amore in Città, La Signora senza Camelie (1953),  Le  Amiche (1955),  Il Grido (1957),  L`Avventura, La Notte (1960), L`Eclisse (1962), Il Deserto Rosso (1964), Blow Up (1966), Zabriskie Point (1970), Professione Reporter (1975), Il Mistero di Oberwald (1980), Identificazione di Una Donna (1982), Al di là delle Nuvole (1995),  Eros (2004).
 In Identificazione  di una donna, Antonioni rielabora temi da lui prediletti, ma vi aggiunge  una dimensione nuova: la decifrazione del reale entro cui agiscono i personaggi  (la Roma di Piazza Navona o di altri luoghi deputati barocchi del centro  storico) acquista una dimensione scopertamente personale, autobiografica. Il  protagonista del film è il regista Niccolò Fava (Tomas Milian) che è alla ricerca  di un volto di donna che deve incarnare il suo prossimo film, di cui è  incapace, però, di parlare in termini precisi. Uomo di mezza età, divorziato,  già abbastanza famoso come regista, Niccolò vive in un appartamento del centro  storico di Roma. I riferimenti autobiografici a Michelangelo Antonioni sono più  che evidenti. Altrettanto evidenti sono le riflessioni sulla vita e sulla  natura del cinema, una vera dichiarazione di ars filmica, fatti per interposta  persona nella sequenza in cui un amico sceneggiatore va a fargli visita nel suo  appartamento.
 
 La trama del film: un triangolo amoroso
 
 Come spesso avviene in Antonioni, la  trama del film è basata su un triangolo amoroso: quello di Niccolò prima con  Mavi o meglio Maria Vittoria Lupis (Daniela Silverio), una giovane e seducente  aristocratica, e poi con Ida, una giovane attrice di teatro. In entrambi i casi  il rapporto amoroso di Niccolò è costruito sul vuoto. Malgrado i frequenti  rapporti erotici, Mavi gli fa capire che non c’è amore tra di loro, per cui  scompare all’improvviso senza dare spiegazioni. Niccolò non riesce a stabilire  un rapporto duraturo neppure con Ida e rompe con lei quando scopre che è  incinta, incapace di accettare la paternità del nascituro. Nell’ultima sequenza  del film vediamo Niccolò solo nel suo appartamento che pensa di girare un film  di fantascienza forse intitolato Le Voci  dell’Aldilà.
 La trama è esile, se non addirittura  banale, ma questa è una costante nei film di Antonioni. Non è, infatti, la  ricomposizione verosimile del reale quello che gli interessa, quanto l`alchimia  delle passioni, gli impulsi incontrollabili che causano la passione e la  rottura tra due persone, l`illusione di trovare nel sesso una risposta  soddisfacente all’angoscia dell’esistenza o di trovare nel ritorno alla natura  incontaminata la fonte d’ispirazione artistica.
 Ma questi sono temi già trattati sia ne L’Avventura che in Blow Up. In L’Avventura era la precarietà del sentimento amoroso l’elemento sul  quale si insisteva, mentre in Blow Up era la fotografia come mezzo tecnico per scoprire la verità nascosta delle  cose, con la conseguente scoperta dell’impossibilità di decifrare, fissandola  con una immagine, la realtà.
 
 Dall’equazione donna-natura all’ossimoro cinema-vita
 
 In Identificazione  di una donna è il cinema come mezzo ontologico che viene ripreso e  discusso. Il volto di donna che Niccolò cerca è forse l’equivalente umano di  una forza naturale incontaminata. L’aristocratica Mavi, corrotta e bisessuale,  non riesce a fungere da punto di riferimento all’equazione donna-natura. Quando,  durante l’ultima notte trascorsa insieme,   Niccolò le dice ‘Ti amo’, si sente rispondere: -Cosa significa?
 Dopo l’aristocratica corrotta, Niccolò  si illude di trovare in Ida l’incarnazione del volto femminile che sta cercando.  L’equazione tra donna e natura diventa esplicita allorché a Venezia, Niccolò la  conduce al punto in cui la laguna diventa ‘aperta’, credendo così di aver  trovato nuovo vigore alla propria ispirazione in crisi. Ma come il fotografo in Blow UP deve arrendersi all’evidenza  che esiste uno scarto tra vita ed arte allorché, tornato nel parco, si rende  conto che il cadavere che aveva scoperto per mezzo di ingrandimenti, è  scomparso, così Niccolò, in Identificazione  di una donna, deve ammettere di essere incapace di assumere la paternità  del bambino di un altro. Emerge così nel film l`ossimoro, l’inspiegabile legame  tra cinema e vita. Prova di questo è la scena nella hall dell’albergo a  Venezia. Niccolò in piedi dietro la porta guarda fuori mentre Ida in fondo al corridoio è sul punto di avvicinarglisi e dirgli che lo ama. È  quando Ida gli dichiara – Tu sei il mio amore, la mia cocaina, ma non il mio  ordine – che la equazione cinema-vita si sfalda. Lo spettatore lo capisce nel  vedere sovrapposte varie realtà sullo schermo. Pur compenetrandosi sullo  schermo, nel cinema, ogni realtà resta nella vita a sé stante: il mondo  interiore di Niccolò, quello di Ida ed il mondo fisico circostante. L’arte, ci  dice metaforicamente Antonioni, ha una propria logica e non può corrispondere  alla normalità della vita.
 
 Identificazione di una donna: l’8 ½ di Antonioni?
 
 All’umano rimane certo, dopo la  scoperta dell’impossibilità di stabilire un rapporto duraturo con altri esseri,  il mistero del vivere in termini metafisici. Ed uno dei temi del film, anche se  trattato solo di sfuggita, è quello dell’esistenza di Dio. Niccolò finisce con  l’abbandonare la sua ricerca della donna-natura e si rifugia nella  fantascienza. Egli farà, come regista, un film in cui una navicella volerà  nello spazio per svelarne i segreti in termini scientifici. Ma anche questa si  rivela una soluzione provvisoria. Una voce di bambino, quella del nipotino di  Niccolò, chiede: - E poi? E con questa domanda senza risposta si conclude Identificazione di una donna, uno dei grandi  film di Antonioni, inevitabile per lui, come lo era stato 8 1/2 per Federico  Fellini, una profonda, inevitabile riflessione sulla natura del cinema come  arte e come chiave per indagare i misteri della vita umana.
 
 
 Filippo SalvatoreConcordia University,  Montreal
 (n. 1,   gennaio 2013,  anno III)
 
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