«Lo scanner implacabile». Versi inediti di Alessandro Ramberti

Lo scanner implacabile si intitola il gruppo di versi inediti a firma di Alessandro Ramberti, editore, prosatore e poeta con vari riconoscimenti per le sue opere, tra cui il II premio al Città di Mestre 2005 con la poesia Già c’è, la I edizione del concorso Versificando 2005 (Giulio Perrone Editore, Roma) con la poesia Tracce indistruttibili, il premio Ad un passo della poesia 2005 (Tollo, CH) con la poesia Dietro le spalle. Con la raccolta In cerca (Fara, 2004) ha vinto il premio Alfonso Gatto 2005 opera prima (Salerno). La silloge Pietrisco (Fara, 2006) ha vinto la V edizione del concorso POESI@ & RETE 2006 (Trapani-Palermo) e la VI edizione del Premio biennale di poesia Cluvium 2006. È tra i vincitori della rassegna «in cammino con Gesù» 2007 per la poesia Tavola mistica. Nel 2008 vince il II premio del concorso «Guerriero di Capestrano» sezione poesia inedita.


Lo scanner implacabile

Cammini!
Come puoi dire
di non avere
tempo?

Tutto quel che vedi
non è sotto queste lapidi infiorate
a volte dozzinali
con statue, foto e frasi
fatte
né è legato a chi è sepolto
più della parola vita al tuo
respiro… guardati attorno
i volti, le lettere, le piccole aiuole
le croci
sono promemoria
senza effetto se non ci metti
l’anima tu stesso
che te ne vai e non scorgi
il volo sonoro dei defunti.

 

Oscillazioni logiche

Ormai per il futuro
non ti emozioni più
e tu sei me
e gli angeli
fenomeni del cielo
faticano a farsi rivelare:
non c’è più ascolto
per i labili segni dell’eterno
nel nostro lasso personale?

Niente è bello
sperimentarlo
scava il fossato alla presunzione
di aver parole esatte
proposizioni logiche
vedute panoramiche…
ma non funziona così:
la scienza vuole la mente adeguata alla realtà
le visioni del mondo un punto ad esse esterno
i discorsi si sciolgono se non hanno verità.

Se non hai capito niente
significa che hai inteso di non aver capito.
Senza niente
ci saremmo illusi di aver compreso tutto.
Non fa niente
ci libera dal rancore,
niente di nuovo
ci rende quasi eterni.

Un niente
è sempre qualcosa,
per niente
ci riporta coi piedi a terra.
Un bel niente
esprime l’ironia,
con niente
la gratuità,
da niente
la qualità del limite.

 

Varco d’estate

La finestra scorniciata
è una domanda
una nota di attenzione

sento il concavo del pensare
stropiccio le mani
essudo dalle tempie inquiete

quel ritmo si infibula
le sillabe vagano
perle sospese in orbita.

Anche fermi viaggiamo…
Istanbul al tramonto è magnifica
se navighi lento sul Bosforo

due continenti e una fessura di mare.
La roccia più faticosa
o il varco più stretto

sono spesso la via che dilata
la maglia infeltrita
delle nostre mappe.

Risuona nei passi di luce
il cibo che fa compagnia
condensa ed espande lo spirito

nei tratti che salano il bene
i gigli vestiti di gloria
fibrillano al caldo del sole.

Se addomestichi l’anima
ti scorreranno come savane
le misure imprecise del mondo.



(n. 4, aprile 2012, anno II)