«Amore e sesso con le mie due patrie». Versi di Viorel Boldis 
       
     
     Pubblichiamo una selezione di versi editi  e inediti di Viorel Boldis, uno degli scrittori romeni italofoni più  rappresentativi, che vive in Italia dal 1995. Ha vinto vari premi e pubblicato  diverse raccolte di poesie tra cui: Da solo nella fossa comune, Gedit  edizioni, Bologna 2006 (vincitore  del Premio Eks § Tra 2005); Rap...sodie migranti, Centro Studi  Tindari Patti 2009 (finalista del Premio Tindari Patti 2009); 150 grammi di poesia d'amore – 150 de grame  de poezie de dragoste (bilingue), Rediviva Edizioni, Milano 2013; Morarul zeilor – Poezii din strainatate (poesie in romeno), Rediviva edizioni, Milano 2013. Partecipa a vari incontri e dibattiti sul tema dell’immigrazione e della letteratura e nel 2011 è stato premiato dal Parlamento della Romania con il Diploma di eccellenza per meriti culturali e la promozione della cultura romena in Italia. 
       
       
     
    Poesie inedite 
    Confessione  
    Il mio armadio è vuoto. 
      Gli scheletri che là giacevano 
      Li ho raccolti tutti nelle mie poesie. 
       
       
       
      Amore e sesso con le  mie due patrie 
    E che ho incontrato il mio amico Mario 
      e mi dice perché ma perché  
      ti chiamano ancora poeta romeno 
      se scrivi i tuoi versi in italiano?  
      E mi dice perché ma perché  
      continui ancora a parlare di quel tuo paese? 
      Perché ma perché non ti stacchi 
      una volta per tutte 
      e tagli quel tuo fottuto cordone ombelicale? 
    E che mi andava di risponderli 
      perché ma perché non ti fai i cazzi tuoi 
      ma ben educato come sono gli ho risposto 
      cazzo Mario sono un fottuto poeta innamorato  
      della mia bella ma tormentata patria. 
       
      Ma tu l'Italia l'ami mi chiese lui 
      con fare serio e o sole mio nel suo sguardo. 
      E se l'ami come l'ami come fai ad amare 
      due patrie e due lingue?  
    E che mi andava di risponderli 
      perché ma perché sei così angusto 
      ma ben educato come sono gli ho risposto 
      cazzo Mario sono un poeta di larghe vedute io 
      e con la mia di Romania  
      faccio l'amore come con la moglie  
      e con la tua e la mia d'Italia  
      faccio amore e sesso come con l'amante. 
    E che Mario si fermò per un istante 
      e con fare serio e o sole mio nel suo sguardo mi dice  
      mi fai pure cornuto ma ti voglio bene lo stesso.  
    E che quasi mi viene di chiedere la cittadinanza adesso.  
       
       
       
       
      Lentamente s'insera     
    Lentamente  s'insera. Le cicogne sono tornate.  
      Fra poco si  va in balera. Nei dintorni,  
      fra le  risate, sospiri si schiudono nell’aria.  
      Abbaia un  cane su, sulla colina,  
      accompagnando  la sera straordinaria. 
      In casa, come  sempre, profuma di mele cotogne.  
      Sbattono le  ali e i becchi le cicogne.  
      La brina s’è  calata dalle vette, tagliando il respiro 
      a fette a  fette. Sale un odore forte di campagna  
      e di letame  fresco. La notte si sbottona mentre esco  
      sulla strada  stagna. La luna s’è arrampicata  
      sul palo  della luce, crepando falle nel buio  
      imminente:  per ordine del sindaco le lampade  
      son spente. A  uno a uno escono i ragazzi,  
      compagni di  sballo e di sventura: quanto  
      eravamo bravi  e quanto pazzi per quel  
      sperduto  mondo tra le mura  
      alzate dagli  ottusi ed ignoranti condottieri! 
      Ma che  c’importa? La frescura snoda i denti  
      e le gambe e  scopre i misteri ancestrali  
      addormentati  nei cuori contadini,  
      e ci  accingiamo tutti a ballare e a bere vino 
      per dimenticare. Sospirano nel buio i violini.  
       
       
       
       
      Sto qui, assente 
    E che quando  non ti sento, non sento. 
      S'arruffano  due palline di vento 
      contro la mia  finestra, 
      e volano via  giallastre 
      di  quest'autunno impellente 
      alcune foglie  di ginestra. 
      Eppure sto  qui e sento poco o niente. 
    E che quando  non ti vedo, non vedo. 
      Può essere  che piova, ma non credo 
      che tutto  questo fruscio sottinteso 
      che fa  tremare il buio imminente, 
      all'improvviso  si sia arreso 
      a  quest'autunno afoso.  
      Eppure sto  qui e vedo poco o niente. 
    E che quando  non ci sei, sono perso. 
      Lagna questo  tempo perverso 
      e fugge sui  davanzali affilati. 
      Intontita  l'ombra s'allunga sui prati  
      d'asfalto e  cemento mordente, 
      e quasi  affoga in qualche pozzanghera. 
      Sto qui, amore  mio, eppure sono assente.  
       
       
       
       
      Identità 
    Pesanti e antiche le mie cattedrali,  
      Inebriante l’eco delle loro campane,  
      Strani ritmi, strane voci ancestrali,  
      Ricordano le terre lontane. 
    Ed ecco il centro dell’atomo che sono,  
      Il verbo finito in un angolo acuto  
      Girando intorno al vostro perdono;  
      Rimango per sempre assai sconosciuto. 
    Chi sono quelli che bussano alla porta  
      E vogliono scoprire il mio mistero?  
      Seppellendo i nomi divento una sorta  
      Di rovina, uno strano e antico cimitero. 
    Qui, dentro il petto, ci sono i parenti,  
      Negli occhi, le tombe delle mie amanti,  
      In bocca, nelle fosse al posto dei denti  
      Giacciono le mummie dei poveri santi. 
    Alla mattina si chiudono i cancelli,  
      Il mondo dei sogni svanisce tra i binari,  
      Ma io resto lì, da solo nei castelli  
      E nelle cattedrali antiche dei templari. 
    (da Da  solo nella fossa comune, Gedit Edizioni Bologna 2006)     
       
       
       
       
      Il mio nome  
    In un angolo,  
      ritirati nella loro realtà  
      i poeti mettono  
      punti e virgole,  
      dando un nome  
      a tutte le cose.  
      E poi li chiamano  
      una per una  
      e queste rispondono  
      alzando una mano,  
      o un'ala, o un ramo.  
      «Chi sei tu?»  
      mi chiesero loro  
      all’improvviso  
      mentre cercavo di passare  
      in punta di piedi.  
      «Non lo so» risposi  
      e loro mi chiamarono  
      fuoco e acqua e luce...  
      e aria... vento, tempesta...  
      anima e materia, 
      tutta la ricchezza del mondo  
      e la miseria.  
      «Chi sei tu?»  
      mi chiesero loro un’altra volta,  
      ma io non c’ero più! 
    (da Da  solo nella fossa comune, Gedit Edizioni Bologna 2006)  
       
       
       
       
      Il conto   
    non tengo niente 
      né case né terre  
      nemmeno 
      un conto corrente 
      mi affido al vento 
      incostante stridente 
      ormai non mi spavento 
      non tengo denaro  
      nada nulla nothing 
      che cazzo di vita 
      da lupo mannaro  
      che faccio 
      ignaro 
      di cose e vizi 
      incolore 
      non bevo non fumo 
      faccio poco all'amore 
      sono un nullafacente 
      non spero  
      e non credo più in niente 
      cavalco la vita 
      come fosse una troia 
      e lei brutta stronza 
      sfottendo s'annoia  
      cavalco cavalco  
      ma domani la smonto 
      me ne vado in banca 
      e mi faccio un conto. 
    (da Rap...  sodie migranti, Centro Studi «Tindari Patti» Patti 2009)  
       
       
       
       
      Homo Migrans    
    mi sposto da un paese  all’altro 
      come il vento 
      senza chiedere il  permesso 
      non è facile e spesso 
      mi soffoca il lamento 
      mi stringe la gola 
      e taglia il respiro 
      ma io non mi fermo giro 
      intorno alle cose 
      scrivo le mie poesie 
      magnifiche schifose 
      ehi tu marie 
      perdona le mie eresie 
      e tutte le stronzate 
      del poeta plebeo 
      che si ricorda ancora 
      le ragazze spogliate 
      nella palestra del liceo 
      sono vecchio ormai 
      e non mi sposto più 
      può darsi chiederò 
      la cittadinanza 
      ho tutti i diritti 
      ho anche una pagina 
      su «letterranza» 
      e ogni tanto si parla di  me 
      come poeta migrante 
      e mi chiedo 
      cazzo se mi fermo 
      tutto finirà in un  istante? 
    (da Rap... sodie migranti, Centro Studi «Tindari Patti» Patti 2009)  
       
       
       
       
      Smigration     
    Intrepido in questi tempi 
      scavo  
      nel midollo legnoso  
      e concavo  
      del pino risucchiato  
      dai lontani lidi. 
      Mi spando il pensiero  
      e m’accuccio  
      nei suoi nascosti nidi  
      fra i rami.  
      Mi sbuccio  
      dei ricordi e dei letami,  
      ignudo il sentimento  
      lo espongo  
      lasciandolo in preda  
      agli infami.  
      Propongo  
      una vita insolente,  
      vissuta qua e là  
      tra i rimpianti  
      e gli amori incompiuti;  
      fetente  
      pare l’ombra  
      riemersa dai rifiuti.  
      M’invecchio  
      rovistando tra le foto,  
      mi copro con liscose  
      e imbrunite pigne,  
      ubriacandomi  
      pensando alle vigne  
      dei contadini 
      ormai dimenticati.  
      M’innamoro  
      senza far l’amore,  
      racchiudo in me stesso  
      tutti i fatti,  
      la gioia, i misteri,  
      il dolore,  
      ignaro che il domani  
      imminente  
      si sazia in eterno  
      col tempo di ieri.  
      Eppur essendo stanco  
      e insieme pigro,  
      mi sbuccio dei ricordi  
      e mi smigro. 
    (da Rap... sodie migranti, Centro Studi «Tindari Patti» Patti 2009) 
       
       
       
       
      Con ogni poesia   
    Io muoio  
      con ogni poesia  
      un po’ di più,  
      con ogni lacrima  
      al posto di un punto  
      mi avvicino al Verbo,  
      agli Inizi.  
      Cammino  
      tra parole e indizi,  
      defunto  
      segno di domanda  
      di questo mondo  
      futile, acerbo.  
      Io muoio  
      con ogni poesia  
      un po’ di più,  
      con ogni verso  
      finito sulla croce,  
      però,  
      rinasco ancora  
      quando tu  
      mi leggi la sera  
      sottovoce. 
    (da 150 grammi di poesia d'amore – 150 de grame de poezie de dragoste,  Rediviva Edizioni Milano 2013) 
       
       
       
       
      Mi sono intrecciato con te oggi    
    Oggi ho avuto  un intreccio di pensieri con te. 
      Il mio amore  maschio 
      s'intrecciava  con il tuo esile corpo vaporoso, 
      in un angolo  di cielo isoscele, 
      in un buco  nero, 
      in un  arcobaleno. 
      Ti sento così  viva in me, 
      come se fossi  seduta con la testa sul mio cuore, 
      dentro di me,  rannicchiata là, sotto le costole, 
      e sospiri con  sospiri da donna matura. 
      Oh, come  sospiri tu da un cielo a un altro cielo, 
      dalla mia  spalla destra 
      al mio  tallone d'Achille. 
      Ti penso, ti  parlo, m'intreccio in te, 
      e la poesia  sta dietro l'angolo del tuo orecchio, 
      nascosta tra  i capelli dorati, 
      e aspetta  soltanto che io la raccolga, 
      e io la  raccolgo con la mia bocca da uomo innamorato, 
      con i miei  occhi da uomo innamorato, 
      con il mio  cuore da uomo innamorato, 
      e mi riempio  di te. 
      Poi, come una  pioggia di primavera, 
      le parole mi  diventano gocce, 
      e come una  tempesta la mia poesia 
      soffia nelle  vele della tua barca. 
      È tardi. 
      Tu non sei  più donna, 
      io non sono  più uomo, 
      i nostri  corpi si sono intrecciati 
      e si sono  trasformati 
      in quello che  sono, in quella che sei: 
      terra,  infinito, l'eternità degli dei. 
    (da 150 grammi di poesia d'amore – 150 de grame  de poezie de dragoste, Rediviva Edizioni Milano 2013) 
       
       
       
       
      La mia casa in te    
    Potessi farlo 
      mi farei una  casa in te, amore mio. 
      La farei di  argilla e paglia 
      perché tu  profuma  
      come la terra  dove son cresciuto. 
      Le finestre  le metterei su in alto, 
      nei tuoi  occhi grandi e luminosi, 
      per farmi  arrivare la loro luce 
      ogni  qualvolta tu guardi nei miei occhi. 
      E non mi  chiuderei, muri intorno non mi farei. 
      Se potessi e  se ti piacesse, 
      pianterei in  te gelsomino 
      e negli  angoli vigna per il vino, 
      per berti e  farmi passare la tua mancanza. 
      Se potessi,  forse vorrei morire 
      e rimanere in  te a oltranza.  
    (da 150 grammi di poesia d'amore – 150 de grame  de poezie de dragoste, Rediviva Edizioni Milano 2013) 
     
     
 
(n. 6, giugno 2014, anno IV) 
 
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