«Cioran in Italia», un volume per il centenario della nascita del filosofo

Cioran in Italia è il titolo del volume (Aracne Editrice, 2012) che raccoglie le relazioni e gli interventi presentati all'omonimo convegno organizzato il 10 novembre 2011 presso l’Accademia di Romania a Roma, in occasione del centenario della nascita di Emil Cioran (1911-1995). Figura tra le più rappresentative della scena culturale europea del secolo scorso. Cioran è senza dubbio uno dei più importanti teorici del Novecento, speculativo tra i più profondi, autorevole metafisico, insieme a Martin Heidegger e a Karl Jaspers, anche se, a differenza di Heidegger e Jaspers, Cioran non è mai stato un filosofo di professione, un accademico, un docente universitario, quanto piuttosto un pensatore privato, un libero scrittore.
Nonostante abbia scritto opere importantissime che testimoniano autenticamente cosa significhi filosofare, Cioran resta un autore tuttora inspiegabilmente trascurato dalle facoltà di Filosofia, soprattutto in Italia. Convegno e volume hanno inteso diffondere e approfondire la conoscenza del pensiero di Cioran in Italia attraverso un confronto tra studiosi (filosofi, letterati, liberi ricercatori) che gli hanno dedicato, da differenti angolature interpretative, importanti studi critici.

Dopo una premessa iniziale di Antonio Di Gennaro e due brevi interventi di Mihai Bărbulescu (direttore dell’Accademia di Romania) e di Francesco Miano (professore ordinario di filosofia morale, Università Tor Vergata), il volume si articola in due parti tematicamente distinte: la prima, di carattere biografico, accoglie ricordi e testimonianze sulla vita del filosofo di Sibiu; la seconda, con un taglio più filosofico, analizza alcune tematiche centrali del pensiero di Cioran.

Mario Andrea Rigoni, amico di Cioran sin dai primi anni Settanta, nonché traduttore e curatore di alcune sue importanti opere in Italia, ricorda nel suo intervento la personalità schiva di Cioran, ma anche la sua cordialità e gentilezza: «Cioran era un uomo straordinariamente vivo, caloroso, amabile, arguto, malinconico e divertente nello stesso tempo. La sua compagnia dispensava, oltre che la profondità sempre sorprendente della riflessione geniale, un sentimento di vita e di forza, lo stesso che molti di noi ricavano anche dalla familiarità con i suoi scritti» (p. 23).

Renzo Rubinelli, a sua volta, offre una testimonianza centrata sui suoi incontri a Parigi con Emil Cioran e in Romania col fratello Aurel, avvenuti a partire dal 1987. A corredo di tale testimonianza, la pubblicazione delle lettere inviate da Emil Cioran all’allora giovane studente veneziano di filosofia, impegnato nella preparazione della sua tesi di laurea proprio sul filosofo romeno.

L’analisi di Corneliu Horia Cicortaş prende invece in disanima l’amicizia durata più di cinquant’anni tra Cioran e lo storico delle religioni Mircea Eliade. Cicortaş ripercorre le vicende personali e storiche dei due autori, dai primi anni Trenta in Romania fino al 1986, anno della morte di Eliade.

L’intervento di Giovanni Rotiroti affronta la questione riguardante l’influenza dell’ideologia nazionalsocialista sul giovane Cioran, all’inizio degli anni Trenta. Borsista a Berlino, Cioran non seppe resistere al fascino della propaganda nazista, come dimostrano gli articoli giornalistici e le lettere spedite ai suoi amici a Bucarest. In un clima di «isteria collettiva», durante l’ascesa al potere di Hitler, Cioran rimase affascinato dal vitalismo e dal misticismo professato dal movimento di estrema destra; idee queste che troveranno una elaborazione compiuta nell’opera La trasfigurazione della Romania del 1936.

A questa prima parte «biografica», segue una sezione di carattere più filosofico, con interventi di Massimo Carloni, Barbara Scapolo, Aurélien Demars, Antonio Di Gennaro e Aldo Masullo.

Massimo Carloni affronta il tema Cioran e le virtù dell’indolenza. Secondo Carloni, «Cioran fu uno dei pochi ad aver praticato la libertà come affrancamento dal lavoro» (p. 95). Egli visse con un sentimento di «inappartenenza al mondo» che lo portarono a non fare nulla, a vivere di espedienti, pur di garantirsi un’esistenza libera, in sintonia col suo pensiero nichilista, che esaltava il distacco, come «viandante» o clochard della filosofia.

Il saggio di Barbara Scapolo, Cioran tra defascinazione e provvisorietà, esplora poi la pratica di pensiero scettico che caratterizza la filosofia di Cioran. Sulla falsariga della filosofia di Nietzsche, questa pratica sembra trovare la sua unica possibile espressione nella forma breve (elemento peculiare della scrittura di Cioran), e viene amplificata attraverso un esercizio che tende a collocare nel provvisorio e nel discontinuo ogni «affermazione», ogni «spiegazione» che voglia porsi come esaustiva ed esauriente. L’intera riflessione di Cioran sembra infatti sentenziare, senza possibilità di appello, la fine di ogni «grande narrazione» e la caducità di ogni «verità».

Aurélien Demars, riflettendo su L’être et le néant de la solitude selon Cioran, mostra come l’esperienza della solitudine attraversi l’intera filosofia di Cioran costituendone la radice profonda, mentre Antonio Di Gennaro si sofferma sul rapporto tra «coscienza, scissione e amore» in Cioran. Di Gennaro privilegia una lettura «esistenzialista» e «patica» della filosofia di Cioran dove risulta centrale il tema della mancanza e del desiderio d’amore.

Sempre attento ai temi della soggettività e della intersoggettività, Aldo Masullo affronta la questione «Soffrire è produrre conoscenza», espressione utilizzata da Cioran, nell’opera Il funesto demiurgo. Dopo aver discusso del tema del dolore, inscindibilmente legato a quello della conoscenza, l’interpretazione di Masullo si incentra poi sul tema della comunitarietà: «in lui, – ritiene il filosofo napoletano – mentre è dominante il dolore della solitudine, non cessa mai di vibrare l’amore per la comunitarietà» (p. 165).

Il volume Cioran in Italia, con le suoi molteplici riflessioni e interrogazioni, consente al lettore italiano di avvicinarsi alla figura di Emil Cioran e di entrare nel cuore del suo pensiero, soprattutto in ciò che riguarda lo stretto intreccio di vivere e filosofare che fu proprio del pensatore di Sibiu. Un percorso articolato e fluido, che consente sia allo specialista, sia al nuovo lettore di Cioran, di trovare nutrimento per i propri interessi.


Gabriella Molcsan e Antonio Di Gennaro
(n. 2, febbraio 2013, anno III)