Benjamin Fondane: «Il lunedì esistenziale e la domenica della storia»

Il 7 marzo 1944 Benjamin Fondane ha 46 anni, è sposato con Geneviève Tissier (collega conosciuta ai tempi in cui Fondane aveva lavorato nella compagnia di assicurazione L'Abeille, 1926 – e con la quale si era sposato nel luglio del 1931),  naturalizzato francese dal 1938, residente in rue Rollin 6. Dopo essersi visto negare un visto per l'Argentina nel 1942, si dedica alla sua riflessione (febbrile, in quel periodo). Rifiuta di portare la stella gialla, e di prendere particolari precauzioni per la propria sicurezza. Si preoccupa, invece, per quella degli altri. Quando, il mercoledì si reca alla Sorbona per seguire i corsi di Bachelard, preferisce ascoltarlo da un piccolo ufficio attiguo per evitare che l'amico possa avere delle noie per la presenza di un ebreo al suo corso.

Il 7 marzo 1944, quando Geneviève rientra trova un biglietto scritto da suo marito e contenente queste parole: «Viève, voilà. Suis à la Préfecture». Il 7 marzo del 1944, Benjamin Fondane viene arrestato, su denuncia (e da quello che si sa, per una 'ripicca' causata da una banale lite condominiale), insieme a sua sorella Line; i due prigionieri vengono portati al campo di Drancy. Geneviève riesce, con l'aiuto di Paulhan, Cioran e Lupasco, ad ottenere la liberazione di suo marito, in quanto «sposato con un'Ariana», ma non quella di Line. Fondane rifiuta, allora, di essere liberato senza sua sorella. Parto entrambi per Auschwitz, il 30 maggio 1944; qui, Fondane trova la morte il 2 ottobre 1944.

Il testo edito da Morcelliana, a cura di Alice Gonzi, è l'ultimo scritto che sia stato consegnato da Fondane al curatore di un'opera collettanea, L'Existence (che uscirà nel 1945), ossia a Jean Grenier, poco prima del 7 marzo 1944. Il maestro di Camus, infatti, aveva chiesto a Fondane un suo saggio nell'ambito del progetto di un volume che racchiudesse le voci più influenti dell'epoca nell'alveo del pensiero esistenziale. Qual è, dunque, la problematica che emerge dal Lunedì esistenziale e la domenica della storia? Al cuore della riflessione fondaniana sta la drammatica necessità di trovare un nuovo modo di filosofare: a partire da quella Conscience malheureuse (1936) che costituisce la base fondamentale del suo pensiero filosofico esistenziale e che indica, già dal titolo, uno dei suoi referenti critici principali, Hegel. Fondane prende a riferimento altri nomi essenziali tanto in 'negativo' (Husserl e Heidegger, Freud, Bergson e Gide), quanto in 'positivo' (Šestov, Nietzsche e Kierkegaard). Al di là delle linee tracciate da Šestov, Fondane cerca nuove prospettive fino alla fine (ne sia prova il suo testamento letterario, scritto a Drancy alla vigilia della sua deportazione, il 29 maggio 1944) in tutti gli autori sopra citati, ma anche nell'opera del fisico Lupasco, nei testi del sociologo Lévy-Bruhl; nei poeti (Rimbaud e Baudelaire); nei drammaturghi, romanzieri (Dostoevskij, Kafka); nei profeti (Giobbe), ovvero in tutti coloro che potevano nutrire il suo titanico progetto di  ricongiungere il singolo esistente alla sua esistenza, il pensiero alla realtà, la filosofia al concreto, la vita a se stessa.

Pensiero di partecipazione, non-rassegnazione, pensiero esistenziale: sono tutti elementi che vanno a confluire nelle densissime pagine del Lunedì esistenziale, in cui uno dei maggiori obiettivi critici è Hegel, per il quale «la conoscenza è la ragione universale, lo Spirito e la Storia», e la cui idea fondamentale «è che la Storia non sia fatta per l’uomo ma che, tutto al contrario, sia l’uomo ad essere stato fatto per la Storia» (Lunedì esistenziale [d'ora in avaniti citato LE], p. 20). Al di là di questo, qualsiasi altra idea di Legge sarebbe troppo curvata verso gli interessi dell'uomo, del singolo uomo e, per questo motivo, inaccettabile, non universale né universalizzabile. Ma, se così fosse, ne andrebbe della stessa esistenza dell'uomo che risulterebbe, al limite, inessenziale e sacrificabile. È allora l'esistenzialismo coevo di Fondane una risposta percorribile contro le derive, teoriche e pratiche, di questa visione? Per Fondane la risposta è negativa: critico soprattutto nei confronti di Camus (ma non mancano riferimenti polemici a Sartre, tra gli altri), non accetta che l'esistenzialismo finisca, surrettiziamente, con il sostituire all'esistente, singolo e perciò stesso sfuggente alla generalizzazione, l'Esistenza, di nuovo una categoria concettuale. Nello specifico, Camus chiederebbe a Sisifo di credersi felice. Ma «ciò che la ragione teme è appunto un Sisifo che rifiuti di immaginarsi felice, [...], che faccia appello proprio all’Assurdo! Ogni accettazione, ogni fedeltà, ogni rassegnazione scaccia l’assurdo dal reale o lo impregna di intelligibilità». (LE, p. 38) Ora, Camus, né alcun altro pensatore esistenzialista arriva sino a questo, arriva a tanto: «essi non chiedono a Sisifo di immaginarsi felice, chiedono a noi di immaginarlo tale. Il che è molto più semplice!» (Ibidem)

Ebbene, noi possiamo pure concedere alla nostra immaginazione di fare ciò, ma che ne rimane della nostra vita, cosa ne facciamo ogni volta che a ciascuno di noi tocchi in sorte di divenire eccezione? «L'eccezione non è un qualsiasi esistente, benché un qualsiasi esistente sia suscettibile di diventare, da un momento all’altro, l’eccezione. [...] la peste, il terremoto possono affacciarsi all’improvviso, con i loro problemi, nell’uomo meno preparato, nella vita più banale. Chiunque può diventare una eccezione benché, fino a quel momento, non fosse giunto nemmeno a capire ciò che questo volesse dire; benché, fino a quel momento, non avesse avuto alcuna voglia di diventarlo» (LE, p. 60).

È solo in questo frangente, in cui tutte le risposte già pronte e disponibili per le situazioni banali e quotidiane non servono più a nulla, che la risposta individuale all'abisso che ci troviamo sotto gli occhi farà di noi, tragicamente, qualcosa di diverso: ci rinchiuderà nella domenica della storia o ci dischiuderà la mera possibilità, ma degna di essere attraversata, del lunedì esistenziale.



Gaia Giovacchini
(n. 6, giugno 2015, anno V)